Quando arrivai a Londra per formalizzare l’iscrizione al master e ritirare la tesserina che mi avrebbe permesso di accedere al campus, ero reduce da un tour de force massacrante tra esami dell’ultimo momento, ricerca della casa, richiesta di aspettativa a lavoro e via dicendo.
Arrivai con buon anticipo alla scuola, mettendomi diligentemente in fila con le altre ‘matricole’: una fila così ordinata che aveva proprio il sapore dell’Inghilterra…
La procedura di immatricolazione fu rapida e tutta l’operazione fu gestita con estrema efficienza e cortesia (sicuramente complice anche il fatto che fossi tra i primi della fila). Quando mi consegnarono la tesserina con il nome, la foto e il simbolo della scuola, il signore che me la porgeva mi strinse anche la mano e mi disse:
“Welcome to the LSE”
La stanchezza dei giorni precedenti e la paura che qualcosa negli ultimi preparativi frenetici potesse essere andato storto, si trasformarono in un enorme sollievo di fronte a quelle parole.
Un anno poi è passato anche troppo in fretta: 12 mesi pieni di cose nuove, tanto studio, paura di non essere all’altezza, ma soprattutto del piacere di essere con dave in una splendida città a fare una cosa che mi ha appassionato moltissimo.
Tuttavia si sentivano storie di fallimenti, ci si scontrava con giudizi severi, compagni che si facevano prendere dal panico o persone che all’altro estremo sembravano terribilmente sicure di sé. Un po’ di apprensione per il risultato del master, insomma, ce l’avevo.
Poi tutto è finito, sono tornata in Italia e aspettavo con trepidazione l’e-mail che mi avrebbe comunicato l’esito finale degli esami e della tesi. Alla fine è andato tutto molto bene, meglio di quel che immaginavo e di quel che osassi sperare nelle lunghe notti su libri e articoli.
Alla cerimonia di laurea, il momento in cui uscivo definitivamente dalla scuola, ho stretto la mano al Direttore che come a chiudere un cerchio immaginario mi ha detto:
“Well done”
Proprio come in Italia, eh?
E pure io, come il buon Direttore, ti dico “well done” 🙂
come duffy?
Cristina, eh sì 😀
dave, thanks to you 😉
GS: m’è toccato googlare “duffy well” per capirla. Comunque Sir Howard Davies ha una voce un po’ più virile.
Molto meglio di “per il potere conferitomi dal magnifico rettore, la dichiaro dottore magistrale in ingegneria informatica con [segue un borbottio indecifrabile]”. Soprattutto quando il borbottio indecifrabile corrisponde al voto di laurea…
Mario, direi che non è male nemmeno quella formula… a parte quando non ti fanno sentire il voto ovviamente! 🙂