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colore

Ogni volta che da piccola vedevo la videocassetta di Alice nel Paese delle Meraviglie versione Disney avevo una perplessità.

Durante i famosi festeggiamenti di Noncompleanno arriva il Bianconiglio agitando il cipollotto da taschino; il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina lo intercettano e si impegnano a riparare l’orologio.

Al termine di una scena in cui gli ingranaggi sono ricoperti di sale, burro, marmellata e tè l’orologio impazzisce e la Lepre Marzolina lo distrugge definitivamente con una bella martellata.

La scena della martellata con l’orologio che va in pezzi e le rotelle che saltano ovunque diventa stranamente in bianco e nero. Pochi istanti dopo si vede un perplesso Cappellaio Matto che decretandone la morte ribadisce che comunque l’orologio aveva due giorni di ritardo.

A questo punto il colore sulla pellicola è tornato tutto.

Da piccola non ero riuscita ad ottenere una valida spiegazione. Mi chiedevo se per caso non fosse difettosa la mia videocassetta, ma una volta vedendo il film in televisione notai che c’era lo stesso problema.

Allora ero arrivata a chiedermi se non ci fosse un qualche significato che mi sfuggiva: forse la distruzione dell’orologio causava una specie di interruzione nel flusso temporale del sogno di Alice? Il bianco e nero, chissà perché, mi richiamava alla realtà al di fuori del cartone animato.

Comunque non ero arrivata a nessuna conclusione.

Fonti in lingua italiana su internet parlano di una presunta censura che avrebbe voluto la scena in bianco e nero per diminuire l’impatto cruento del gesto distruttivo. Gli schizzi di marmellata rosa potevano sembrare sangue alle menti facilmente impressionabili dei bambini (!). Da qui la censura cromatica. Ma non ho trovato conferme più ufficiali.

Altrove trovo solo un riferimento a un problema tecnico che avrebbe portato a rimpiazzare alcuni fotogrammi colorati che sarebbero stati persi con quelli in bianco e nero. La spiegazione mi sembra poco convincente, sia per l’improbabilità che la Disney non si curasse di ricolorare la scena, sia perché il passaggio dal colore al bianco e nero pare essere effettivamente graduale.

Sono passati decenni e ancora nessuno mi ha chiarito il dubbio: se qualcuno ne sapesse qualcosa…

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confronti

via “on animation blog” con un meraviglioso Ed Wynn, doppiato in italiano da Carlo Romano.

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alice/4

Alla fine il momento di vedere Alice in Wonderland di Tim Burton è arrivato. Non è il film “definitivo” che in fondo speravo, ma è stata indubbiamente una visione molto piacevole e il tempo è passato troppo in fretta.

Devo confessare qualche difficoltà di comprensione della strana lingua parlata dal Cappellaio Matto (pare che Johnny Depp si sia ispirato a tratti all’accento scozzese di questo personaggio) e di conseguenza qualche battuta persa per strada.

Per il resto va bene così. È anche un’ottima scusa per rileggere il libro, questa volta con tutta la forza della lingua orginale.

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alice/3

A ripensarci, un suo fascino ce l’aveva anche il primissimo film del 1903

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alice/2

La verità è che il personaggio di Alice mi era fondamentalmente un po’ antipatico.

In primo luogo perché la ritenevo una sciocchina: proprio lei mi veniva a dire che un libro senza figure non poteva essere interessante? E tutto lo sforzo che stavo facendo io per immaginarmi bruchi arrabbiati, gatti sorridenti e maialini che starnutiscono?

Inoltre si lamentava un po’ troppo spesso durante le sue avventure: sembrava proprio non cogliere il privilegio che le era capitato.

Per questo il mio interesse era interamente rivolto al paese delle meraviglie e ai suoi personaggi. L’unica rappresentazione visiva di quel mondo che fino ad ora ho ritenuto soddisfacente è quella del 1951 di Walt Disney.

Ovviamente per eguagliare la libertà dell’immaginazione c’è voluto un cartone animato, ma di quello ero decisamente contenta: anche se era piuttosto diverso dal libro, ha saputo comunque regalare qualche personaggio indimenticabile.

Invece, di prendere in considerazione film veri e propri non se ne parlava nemmeno: da piccola rimasi turbata da qualche rappresentazione con i personaggi fatti con pupazzoni di gommapiuma e non ne ho voluto vedere più nessuno.

Pare che qualcosa stia per cambiare…

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alice/1

Chi mi conosce un po’, o anche solo chi dovesse dare una veloce occhiata al titolo del blog e al disegno qui in alto, saprà che ho una particolare affezione per la storia di Alice nel paese delle meraviglie.

È stato il primo libro che ho letto tutto da sola; in particolare ero affascinata dalle avventure “attraverso lo specchio”, perché mi sembravano più misteriose e coinvolgenti. Da piccola, davanti ad uno specchio, cercavo sempre di immaginare che cosa ci fosse di diverso dalla realtà negli angoli delle stanze nascosti al riflesso.

Non sognavo di essere Alice: mi bastava pensare che wonderland fosse tutto intorno: bastava usare un po’ la fantasia.

Il libro di Lewis Carrol era lo strumento d’ingresso in un mondo meraviglioso in cui la mia immaginazione si sentiva assolutamente legittimata a qualsiasi volo; allo stesso tempo i giochi con le parole e con i numeri, gli scacchi, le filastrocche e il nonsense mi promettevano livelli di lettura più alti per quando sarei stata in grado di comprenderli.

Così, anche da grande, Alice e il suo mondo restano per me il simbolo della libertà e della potenza dell’immaginazione; il libro di Lewis Carrol resta quello che mi ha iniziato al piacere di deliziare il cervello con la lettura.

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